HTML vs Flash
– […] il modello di ricezione ha finito per assomigliare molto a come […] si è spettatori della proiezione di un programma di diapositive (slides).
– […] questa pagina – la pagina, la home page, il sito – progettata secondo le guidelines dettate dallo stile usability di Nielsen & Co., limitata e frammentatrice, va perfettamente incontro al mantenimento delle abitudini di lettura da supporto cartaceo e calza a pennello sulla concezione “diagramma di flusso+connessione istantanea” proveniente dalla tecnologia.
Tra le tecnologie determinanti al riguardo è ora di porre l’accento sui software: è stato l’HTML – un linguaggio di programmazione nato originariamente per generare pagine di solo testo e che progressivamente è stato piegato a includere anche le immagini – a produrre sequenze di pagine/schermate che si scatenano e concatenano con un clic.
E’ interessante notare come nel paradigma Nielsen tutto si tiene: tempi di risposta (celerità), progettazione dei contenuti (frammentazione), Graphic Design minimalista, avversione per le animazioni, e per concludere (ma l’elenco potrebbe continuare) – ritornando ai software impiegati dai designers – l’avversione per i nuovi programmi, sempre più dinamici, sempre più cinetici (Flash, Shockwave…) che compaiono sul web. Nielsen stigmatizza ed etichetta come artistoidi i designers che utilizzano un software come Flash. Al riguardo si veda l’Altertbox di Nielsen intitolato “Flash: 99% Bad”.
L’invettiva anti-Flash lanciata da Nielsen & Co. si regge su tre punti in particolare:
– Incoraggia all’animazione gratuita (vengono attaccate soprattutto le diffuse “intro in Flash”);
– disattende le abitudini canonizzate dei navigators (il problema del tasto “Back” non funzionante, per esempio, rientra in questo tipo di considerazioni);
– distrae l’utente dal contenuto più importante del sito (dal core value).
Implementiamo quanto sopra con le guidelines dettate da Nielsen nel paragrafo di Web Usability intitolato “Animazioni”:
– […] Le immagini in movimento hanno un effetto irresistibile sulla visione periferica umana.
– […] In generale è meglio ridurre le animazioni al minimo. Chiedetevi se potete ottenere lo stesso obiettivo di comunicazione con un’immagine non animata. Se la risposta è sì eliminate l’animazione. Non lasciate che le animazioni si ripetano all’infinito, assicuratevi che si fermino dopo qualche ripetizione.
E’ posibbile controbattere a tutte queste critiche contro il cinetismo (e lo faremo ancora una volta con Anceschi):
– […] In effetti non tutto il movimento è buono […] troppo spesso queste iconine ruotano, ballano e traballano e cioè ammiccano, gesticolano e si sbracciano a morte.
– […] non è che non serva proprio mai il loro movimento. Quando nella navigazione avviene che si lascia una situazione caratterizzata dall’accesso a un sapere per passare a una situazione incentrata sul fare, allora si ha bisogno del feedback della propria azione, si ha bisogno cioè di sapere se la nostra azione è andata a buon fine oppure no, e in tal caso si ha bisogno anche di sapere se è in corso di realizzazione o se non stiamo aspettando per niente; e siccome i feedback diretti e fisici in elettronica non sono percepibili, perché gli spostamenti di materia sono infinitesimali se non inesistenti, allora bisogna produrli ad arte, come nel caso degli istogrammi cinetici che segnalano che un determinato file è in corso di caricamento. […] Ma […] la kynicon (il pittogramma cinetico), espletato il suo compito, opportunamente deve abbandonare la scena. […] in termini comunicativi (semiotici), il movimento potrebbe anche avere una funzione come artificio di attrazione dell’attenzione. Ma allora – a un certo punto – i gesti si devono fermare. E’ completamente insensato che intorno al campo centrale, laddove si sta svolgendo l’azione principale, cioè ad esempio tutto attorno alla maschera dell’input del motore di ricerca, ci sia una ghirlanda di cosine che si scatenano in una gesticolazione forsennata, rubando la scena […] al core value del sito.
– […] le icone dinamiche sono di vario tipo: […] ci sono i sostituti inibitori del puntatore […] – per il web la piccola scheda che si riempie di linee di scrittura – […] che si limitano tutte a produrre intermittenze di vario tipo. E tutti questi cinetismi finiscono per essere trucchi per ingannare il tempo, artifici per mascherare l’apparente immotivatezza dell’attesa.
Per quanto riguarda gli altri punti dell’indebito attacco anti-Flash, basta riferirsi a siti costruiti in Flash […] che accoppiano la simplicity con un movimento sensuoso e sensato. Un sito emblematico al riguardo ci sembra essere www.tedbaker.co.uk, non solo per la qualità (Flash usability) in sé del sito, ma soprattutto per il retroscena che ha portato alla sua creazione, vale la pena soffermarcisi: il sito www.webword.com ha messo in palio 150 $ per il primo designer che fosse riuscito a produrre un sito di e-commerce completamente in Flash e a dimostrare i profitti derivati dalla vendita di prodotti on-line. L’assunto di base è l’idea che la tecnologia Flash sia assolutamente inadatta all’e-commerce […] una provocazione che ha ottenuto comunque un risultato soddisfacente.1
Si può chiosare al riguardo dicendo che: […] con questo genere di programmi più recenti e con la sempre crescente capacità di memoria di computer sempre più potenti, che sono cioè in grado di movimentare – loro sì, con benefica rapidità fluidificante – informazioni sempre più pesanti come le immagini in movimento, il panorama abbia dato indizi di voler cambiare nel senso di una maggior cura per le transazioni.
NOTE
- Internet News, n. 2, Febbraio 2002. [↩]
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