Sensorialità ed erotismo: umanizzazione del mondo sintetico
Certamente attività come quelle offerte dal Language Lab ci privano non solo del gusto del viaggio, ma anche di quelli che sono i fattori cardine delle relazioni sociali, ovvero le percezioni sensoriali legate alle persone fisiche come il profumo, il tatto, la gestualità, ecc., ma c’è da valutare l’aspetto positivo della crescita degli individui e della collettività all’interno di SL. I cittadini del nuovo mondo sono chiamati ad essere <<dei nuovi Leonardo Da Vinci>>1 , persone in grado di curare non solo il lato istruttivo o quello manageriale ma, come abbiamo già detto, anche il gusto estetico e sin dai primi passi, perchè proprio in mancanza di percezioni complete l’unico parametro di valutazione che si ha per selezionare gli avatar (e quindi chi ne è dietro) è il solo look, il modo in cui scegliamo di rappresentarci nel mondo sintetico.
Nei rapporti all’interno del cyberspazio quindi siamo attratti dagli avatar prima che da chi gli sta dietro, ed ovviamente in questo meccanismo il richiamo all’erotismo nell’estetica di SL è inevitabile. È normale quindi imbattersi in avatar che sembrano aver preso vita dalle vetrine di un sexy shop, vestiti di latex e borchie, lingerie provocanti e abiti minimali, altri ispirati a modelli da copertine di Playboy o Men’s Health, femmine vestite da seducenti scolarette in gonnellino e maschi supermachi in abiti attillati ed alla moda: l’erotismo in SL è ovunque. E la vita sentimentale in SL? Già, in una società virtuale basata sull’ apparire, oltre a poter dar vita ad incontri di persone (quelle in carne ed ossa) affini, è facile confondere il gusto con i sentimenti e rischiare magari di innamorarsi di un avatar invece che di chi lo controlla, rimanendo ancorati alle pulsioni erotiche che hanno spinto all’avvicinamento. Visualizzando una situazione del genere viene in mente il film di Ridley Scott Blade Runner (1982), in cui il cacciatore Rick Decker (Harrison Ford) si innamora di una replicante2 , figura che si avvicina parecchio agli avatar di SL.
Questo paragone porta ad un altro interrogativo sulla figura degli alter-ego virtuali, quello legato alla “memoria” degli avatar. Mario Gerosa, giornalista italiano, ha pubblicato da poco un libro intitolato Second Life in cui esplora questo mondo virtuale dall’interno, ne studia le correnti, le mode, le attività e le possibili evoluzioni intervistandone alcuni personaggi di spicco. Proprio leggendo queste interviste è possibile rendersi conto di come la memoria sia una capacità propria degli avatar:
Innanzitutto ogni utente creando l’estetica del proprio personaggio gli attribuisce una tendenza, delle preferenze che tendono ad influenzare il modo in cui egli stesso vedrà poi dall’esterno la sua creatura, quindi un ipotetico percorso che può aver portato quella figura ad essere ciò che si presenta davanti ai nostri occhi. Una prima “storia” dell’ avatar viene quindi scritta da chi lo crea.
Vivendo la propria vita in SL ogni avatar darà una ulteriore immagine di se alle persone (ed agli avatar) con cui interagisce e accumulerà esperienze che arricchiranno la percezione di se da parte degli altri. Ciò significa che anche gli altri contribuiscono all’arricchimento della memoria di ogni avatar.
Parte dei residenti di SL hanno un passato da giocatori di MMORPG ed MMOG ed in alcuni casi tendono ad attribuire ai propri avatar nei vari mondi virtuali delle caratteristiche comuni, creando una sorta di continuità del personaggio virtuale che porta quindi con se un bagaglio di esperienze ancora più vasto e che raccoglie addirittura ricordi legati ad altri mondi. Magari uno di questi residenti, pavoneggiandosi per il suo vissuto, avrà detto ad altri frasi del tipo: <<Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare… navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser… >>3 .
Con queste caratteristiche non è difficile innescare inconsciamente un processo di umanizzazione degli avatar e sentirli sempre più vicini a noi sia quando siamo seduti dietro uno schermo che durante le nostre normali attività “reali”.
- Wagner James Au, esperto di SL, dal blog da lui curato, http://nwn.blogs.com. [↩]
- Termine che deriva da “replicazione” che in biologia indica la riproduzione delle cellule umane. [↩]
- Frase cult recitata in punto di morte dal replicante Roy nelle scene conclusive del film Blade Runner. La versione completa è: “Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare… navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire…” [↩]
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