Collettività di telepresenza
Il corpo, nella suo trionfo, oltre che oggetto di esaltazione, sta diventando lui stesso oggetto di ricreazione. Non soltanto la frontiera robotica lo sottolinea, ma anche la ricerca sempre più avanzata relativa alla telepresenza e alla realtà aumentata lo sostengono.
Praticamente il corpo, o meglio l’azione diretta sugli eventi che vengono percepiti a distanza (e per distanza intendo anche solo una realtà simulata attraverso un casco) è diventata talmente fondamentale che la necessità di intervenire sulle situazioni non dirette al contatto fisico si è fatta pressante. La modalità di esecuzione è simile alla VR, con la differenza di ribaltamento del piano di azione: collocano il video davanti agli occhi dell’utente e impiegano i movimenti del corpo dello stesso per controllare il display grafico. In questo modo l’utente non è più in prima persona introdotto nella realtà, ma il suo corpo gli permette ugualmente di controllare gli effetti pur rimanendone esterno.
La diversità fondamentale è che, nonostante il corpo e le sue percezioni rimangano al centro dell’interazione, contemporaneamente questo è espulso dalla situazionalità dell’azione, come per proteggerlo da una realtà virtuale troppo invasiva.
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