Corpo della mente
Dalla celebrazione del sistema simbolico-riproduttivo si è passati a un riscoperto fascino del sistema percettivo-motorio.
I due campi di azione sono ben distinti tra loro, ma entrambi volgono allo stesso fine. L’operare simbolico-riproduttivo prevedeva una progressiva generalizzazione di significato per renderlo fruibile, fisicamente si trattava di una messa in simboli di elaborati mentali, trasmessi di nuovo tramite diverse simbologie a un’altra mente. Differentemente l’operare percettivo-motorio, riscopre le capacità del corpo di trasmettere e recepire, sfruttando oltretutto una capacità primaria fisica, le percezioni e le sensazioni. I due piani, un tempo considerati prevalentemente separati, operano diversamente ma congiuntamente, per fornire una trasmissione di significati migliore e più completa.
Come anticipato precedentemente, una interazione è fatta sì di parole, ma anche di gesti e sguardi, movimenti condivisi e condivisibili.
La realtà virtuale si impegna proprio su questo fronte, dando ampio spazio a ciò che un tempo era creduto superfluo: si ha una conoscenza in funzione dell’azione e le VR rendono realistica la risposta.
La ricreazione di significati e mondi alternativi può essere sviluppata sia nelle riproduzione di qualcosa che già esiste, un nuovo modo per annullare le distanze, oppure, spinta all’estremo, come una creazione di qualcosa che non esiste. La capacità, grazie alla mente, di creare qualcosa che si vorrebbe, che si idealizza, ma che realmente non esiste, e non esiste non solo perché è imitato in laboratorio, ma perché non è più un oggetto fisico riproducibile.
Sarebbe come rendere accessibili all’operare percettivo-motorio mondi riservati precedentemente solamente all’agire simbolico-ricostruttivo: tradurre in simboli per necessità di non-esistenza, esasperare le peculiarità di percezione dei sensi e dell’agire del corpo in un mondo non più fisico.
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