NetMag/MagNet. Gli albori del Web in Italia
Gli antefatti
Intorno al ’93 all’Università di Bologna conducevo dei seminari sulle nuove tecnologie, in particolare della telecomunicazione, e pensavo che fosse importante, anche a fini didattici, dare a questi argomenti una dimensione più pratica. Ritengo poco efficace affrontare solo a livello teorico e senza argomenti pragmatici media così lontani dal senso comune. Tra le altre cose, nelle reti telematiche ciò che è fondamentale è l’informazione digitale allo stato puro, le sue possibilità di veicolazione, di trattamento, di archiviazione, la sua ubiquità, prima che la sua configurazione finale in immagini, testi, suoni, audiovisivi. E’ qualcosa di astratto da comprendere, per questo ritenevo (e ritengo) didatticamente importante l’uso degli strumenti informatici e delle reti, lo studio diretto delle applicazioni e delle opportunità che si schiudono.
All’ inizio del ’94 usciva un mio libro (Il corpo tecnologico, 1994) per l’editore Baskerville, anch’esso di Bologna, durante la cui redazione, a partire dal luglio ’93, avevo spesso utilizzato anche la rete per l’invio di materiali e per la posta elettronica. Mi venne l’idea di realizzare una pubblicazione telematica, una “rivista” esclusivamente in rete che si occupasse degli argomenti dei seminari, che facesse del rapporto tra nuovi media e cultura il proprio oggetto di indagine. Essendo in rete, dunque in una dimensione potenzialmente internazionale, doveva essere plurilingue e accanto alla parte saggistica e informativa, dei contenuti, doveva affrontare le questioni formali delle interfacce di comunicazione, della multimedialità, dell’organizzazione delle informazioni. In altre parole questa “pubblicazione” avrebbe dovuto essere una sorta di osservatorio e di laboratorio della comunicazione in rete.
Fu grazie alla sensibilità di Lamberto Pignotti e di Pietro Favari, all’epoca rispettivamente titolare e ricercatore del Corso di Strutture della Figurazione (DAMS, Università di Bologna, un corso che oggi non esiste più), e di Maurizio Marinelli, responsabile di Baskerville Centro Studi sulla Comunicazione (che diede accesso alle strutture, alle macchine e al software, cose che l’università non aveva), che il progetto potè avviarsi: una collaborazione (università-privati) all’epoca abbastanza inusitata per le facoltà umanistiche. Alle mie lezioni partecipavano vari studenti interessati agli argomenti dell’informatica e delle reti, quindi fu del tutto naturale che un piccolo gruppo di essi, i più intraprendenti, si offrisse di collaborare, così si formò la redazione. Al primo nucleo redazionale, formato da Riccardo Balli, Simone Bedetti, Simona Caraceni, Daniele Poidomani e Matteo Tontini si aggiunsero altri componenti, tra i quali Alessandro Barile e Daniele Perra, con compiti e ruoli diversi. Nel marzo 1994 nasceva dunque NetMagazine (NetMag), una delle prime pubblicazioni online in Italia. Ricordo tra i primi contributi quelli dello stesso Lamberto Pignotti e di Derrick de Kerckhove, che credettero fin da subito nel progetto e che ci diedero i primi saggi, inediti, da mettere online.
Gli obiettivi del progetto
NetMagazine (NetMag) nasceva come progetto di ricerca sulle tematiche inerenti alle reti telematiche e a Internet in particolare, alle loro opportunità comunicative e relazionali. L’idea era realizzare una pubblicazione online plurilingue (in italiano, inglese e francese) con due obiettivi collegati tra loro: fare ricerca e nello stesso tempo informazione.
La ricerca consisteva nel valutare le modalità e le possibilità di “lettura” e fruizione di una pubblicazione in rete, e verteva principalmente sulla realizzazione strutturale: le interfacce (intuitività, “scorrevolezza”, facilità di accesso, software…), la multimedialità e l’ipertestualità, l’organizzazione logica delle informazioni. Accanto a ciò vi era l’esplorazione di un modo nuovo di fare informazione ed editoria nelle reti telematiche, di offrire servizi in un campo in cui all’epoca non esistevano standard definiti e le esperienze erano scarse anche in ambito internazionale.
L’informazione riguardava lo studio delle relazioni tra cultura e nuove tecnologie a livello teorico e applicativo (con saggi, articoli, progetti, news, persino con una galleria virtuale d’arte) e la pubblicazione di riflessioni e progetti di chi in ambito nazionale e internazionale seguiva lo sviluppo delle tecnologie elettroniche/digitali, nonché notizie e aggiornamenti su manifestazioni.
Originariamente gli ambiti di interesse della pubblicazione furono:
• Le Questioni teoriche e pragmatiche della comunicazione e della rappresentazione tecnologica
• L’ambiente delle reti
• Naturale vs artificiale?
• Relazioni arte-scienza-tecnologia. Teorie e progetti
Quando il progetto maturò se ne aggiunsero altri:
• Etica e nuovi media
• Nuovi media, didattica e formazione
• Aspetti cognitivi delle nuove tecnologie
• Aspetti economici dei nuovi media
Il progetto si sviluppò sostanzialmente in tre fasi, ospitate da Baskerville CSC e in seguito dall’Editrice Compositori, entrambi di Bologna.
La prima fase del progetto (marzo – ottobre ’94)
La prima fase fu quella, locale, della BBS (il World Wide Web era ancora lontano). NetMagazine venne realizzata in FirstClass, un software di messaggistica multipiattaforma facile da usare e con una semplice interfaccia (identica su PC e Macintosh). Tale software sarebbe poi stato alla base della realizzazione delle prime reti civiche, come quella di Milano, e di progetti di teledidattica. La fruizione di NetMagazine fu dunque all’inizio prevalentemente locale (bisognava comporre il numero di telefono della BBS di Baskerville per accedervi), anche se in un secondo tempo divenne possibile connettersi mediante protocollo TCP/IP.
La seconda fase (ottobre ’94 – settembre ’96)
La seconda fase portò la pubblicazione sul Web. Per buona parte di questo periodo la versione BBS e quella Web di NetMagazine furono portate avanti contemporaneamente e operarono sinergicamente.
Fu un periodo molto attivo e creativo. La maggior parte dei siti allora era realizzata da informatici, non esistevano ancora le figure del webdesigner o del webmaster. Dato che eravamo convinti che gli aspetti di comunicazione delle informazioni dovessero essere fondamentali rispetto a quelli propriamente tecnici (un sito web è in primo luogo un atto di comunicazione!), decidemmo di fare a meno degli informatici e di approfondire in prima persona ciò che serviva per andare sul web: il linguaggio HTML (all’epoca non esistevano editor WYSIWYG o “impaginatori” HTML) e la grafica. In quei mesi una parte del gruppo riprese in mano le conoscenze in questi campi e le sviluppò in direzione del web: ricordo, per esempio, l’entusiamo con il quale, nell’aprile ’95, ottenemmo un’immagine con sfondo trasparente! Dunque, tutti i materiali grafici (con l’eccezione del logo della versione finale web di NetMag, che fu realizzato con l’aiuto di un grafico, Luca Patini) e HTML che vennero pubblicati furono realizzati da noi.
I primi “tentativi” di portare NetMagazine sul Web risalgono all’ottobre ’94, ma la pubblicazione fu stabilmente sul Web nella sua versione finale nel maggio ’95, e per quasi un anno, fino all’aprile ’96, fu continuamente migliorata nella grafica e nei contenuti.
Dato che con il web la fruizione dei contenuti da locale diveniva internazionale, in questa seconda fase venne data un’enfasi particolare alla cura dell’interfaccia, una questione molto meno importante nella fase precedente di FirstClass, e NetMag fu spesso invitata a convegni, manifestazioni, o presentata pubblicamente, e partecipò a varie iniziative a livello nazionale e internazionale. Nel ’96 iniziò anche la collaborazione con gli studenti del mio corso di Teoria e tecniche dei nuovi media a Scienze della Comunicazione, all’Università di Roma “La Sapienza”, dove dal novembre ’95 ero andato ad insegnare.
La terza fase (settembre ’96 – dicembre ’97)
Nell’aprile ’96 il progetto di ricerca poteva dirsi concluso. Il team si chiese allora se fosse stato in grado di fare un passo ulteriore. Il web stava iniziando a sbocciare, i siti si moltiplicavano, cresceva il numero dei navigatori, si iniziava a parlare delle possibilità economiche legate alla pubblicità sul web, le istituzioni, anche in Italia, sia pure in ritardo iniziavano a mettersi in moto… Si pensò quindi di provare a capire questa nuova dimensione economica e imprenditoriale, anche in vista di rendere il progetto autosufficiente. Siccome Baskerville non aveva la possibilità di seguire il progetto in questa nuova avventura, essendo per statuto un’entità no-profit, dal maggio ’96 venne accettata l’offerta dell’Editrice Compositori di Bologna di ospitare il progetto, e, dopo un periodo di assestamento e di revisione, nel settembre ’96 NetMag divenne MagNet.
Anche questo periodo fu molto creativo, sia pure se in maniera diversa rispetto all’esperienza precedente. Il team aveva ormai acquisito buone capacità tecniche, grafiche e redazionali, aveva contatti interessanti per quanto riguardava i contenuti e le fonti di informazione. La professionalità acquisita nelle esperienze precedenti non impedì però momenti di emozione, per esempio nel giugno ’96, quando sull’homepage figurò il logo animato di MagNet (una delle prime gif animate in Italia!). In quei mesi il team si concentrò a fondo sugli aspetti dell’interfaccia e sul come impostare l’interazione dell’utente e la presentazione delle informazioni. Ricordo in proposito discussioni lunghe, ma anche fruttuose, perché alla fine produssero un risultato che ancora oggi viene citato come esempio. MagNet venne ufficialmente presentata per la prima volta, pubblicamente, nel novembre ’96.
La terza fase
La tipicità dell’interfaccia, unita alla qualità dei contenuti, lo rendevano un progetto molto avanzato (e forse questo, in una società che allora iniziava appena ad accorgersi di Internet, non necessariamente costituiva un punto a favore). Nel corso del ’97 il progetto fu ancora migliorato, sia tecnicamente che nell’interfaccia, nella maturità dei contenuti, fu migliorata la compatibilità con l’arrembante Internet Explorer, che mese dopo mese erodeva quote di mercato a Netscape. La trasmissione televisiva RAI Mediamente si occupò del progetto dedicandogli uno special sulle pubblicazioni online, MagNet venne più volte citato da media a stampa e radiofonici, venne preso a modello.
Tuttavia questa corsa alla “professionalità” e gli impegni dei componenti selezionarono fortemente il team di ricerca, che dall’aprile al settembre ’97 passò da cinque a tre persone (compreso il sottoscritto), perdendo alcuni degli elementi che partecipavano al progetto fin dall’inizio, e si trovò ad affrontare un carico maggiore di lavoro.
La conclusione del progetto
Nel dicembre ’97 chiudemmo il progetto. Ci si potrebbe chiedere perché, visti i risultati ottenuti. Per varie ragioni. Di fatto gli obiettivi del progetto erano stati da tempo raggiunti, MagNet da progetto di ricerca era ormai divenuto una pubblicazione matura abbastanza nota e importante. Far crescere ulteriormente questa realtà avrebbe significato impegnarsi in un nuovo progetto, cosa che nessuno dei componenti del team, compreso il sottoscritto in qualità di responsabile, era in grado di garantire (insegnavo alla “Sapienza”, a Roma, e tra mille altre cose ero contemporaneamente responsabile redazionale della sezione “new media” della rivista Domus a Milano; i componenti del gruppo erano ormai laureati o laureandi, alcuni già impegnati o in procinto di impegnarsi nel mondo del lavoro…).
In secondo luogo continuare avrebbe anche significato acquisire una mentalità diversa, creare un’organizzazione, reperire sostegni economici adeguati, trovare una sede e un provider, investire economicamente in hardware e software, acquisire ulteriori capacità tecniche… Avrebbe significato accettare compromessi, forse anche rinunciare all’indipendenza (un bene che non era mai stato messo in discussione da chi ci aveva fino ad allora ospitato). Tutto ciò era al di fuori del progetto originario, e in fondo era al di fuori anche delle competenze del team: NetMagazine/MagNet era stato pensato e realizzato esclusivamente come realtà culturale e di ricerca. A parte le nuove capacità che questo nuovo progetto avrebbe richiesto, porre MagNet in una prospettiva diversa avrebbe anche significato mediare, rivederlo, cambiarlo profondamente.
Come tacito accordo nessuno, da solo, aveva il diritto di portarlo avanti, giacché apparteneva a tutti quelli che ci avevano lavorato. Né avrebbe avuto senso che fosse rimasto così com’era a invecchiare sul web senza più essere aggiornato. Alla fine ognuno si mise in cammino per la sua strada. E, a giudicare da quella compiuta dai componenti del gruppo di ricerca, a quattro anni di distanza posso dire che, almeno dal punto di vista didattico, quel progetto – con le esperienze e le conoscenze che ha generato – sia pienamente riuscito!
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