LA RIVOLUZIONE DI LEO CATOZZO
Dopo il passaggio dal proiettore alla moviola, dopo l’avvento del sonoro e prima della grande rivoluzione dettata dal linguaggio televisivo, l’inventiva di un montatore italiano cambiò i connotati all’arte del montaggio con una semplice macchinetta chiamata poi “Pressa Catozzo”. Leo Catozzo era un famoso montatore negli anni ’50, richiesto da molti registi del calibro di Camerini, Lattuada, King Vidor, René Clement, Fellini. Aveva però un problema: era allergico all’acetone, sostanza fino ad all’ora usata per incollare la pellicola. Catozzo allora ideò una macchinetta in grado di realizzare, con del semplice nastro di scotch, delle giunture di pellicola pressoché perfette. Immediatamente l’invenzione di Catozzo ebbe un successo tale che egli abbandonò la professione del montatore per diventare un imprenditore industriale.
Quella che sembrava una semplice soluzione ad un problema personale, si rivelò essere una grande rivoluzione nel campo del montaggio, in quanto prima di essa le giunture della pellicola dovevano essere fatte in modo irreversibile e quindi con grosso rischio di dover sprecare pezzi consistenti di pellicola o addirittura intere scene. Ora grazie all’invenzione del montatore italiano non ci furono più questi problemi e il lavoro del montatore poté diventare più libero e intraprendente in quanto ogni eventuale errore di montaggio poteva essere subito riparato senza particolari problemi. La pressa Catozzo dette quindi il via ad una nuova generazione di montatori i quali, liberi dal vincolo dell’errore irrimediabile poterono sperimentare ogni genere di soluzione di montaggio andando così ad arricchire notevolmente l’universo delle soluzioni filmiche.
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