LA MAGIA DELLA MOVIOLA
E’ qui interessante riportare alcuni racconti di un anonimo cronista della rivista “Cinema” il quale racconta, con tono romanzato e misterioso, le operazioni che si svolgevano in sala di montaggio negli anni trenta; anni in cui il ruolo del montatore e della moviola era ancora oscuro al grande pubblico.
“Al primo entrare il reparto montaggio ci accoglierà come un curioso interno preparato per una nuova versione di “Uomini in bianco”. Laboratorio di una starna clinica, dove all’odor dell’etere e degli antisettici si è sostituito quello ancor più acre dell’acetato d’anile con cui si incolla la celluloide delle pellicole. Strani tavoli hanno surrogato i cupi materassini e le splendide cromature del lettino operatorio. Dalle finestre smerigliate filtra una luce lattea che si mescola al brillar delle lampade e illumina le “passa-film”, infermiere biancovestite e inguantate di bianco perché il contatto dei polpastrelli non gualcisca la sensibile emulsione del negativo. []
La moviola è in sostanza un apparecchio di proiezione sonora da tavolo; che, mentre fa passare ingrandita dentro un oculare (o su di uno piccolo schermo)l’immagine, rivela in cuffia od in altoparlante il sonoro. []
Tornando alla moviola, può darsi che ci accada di vederla combinata con un tavolo di montaggio: è stato questo il tentativo di alcune case costruttrici di apparecchi, ma il tentativo non ha risposto alle esigenze. Il tavolo di montaggio vuole la sua autonomia. E in che cosa consiste questo tavolo? Generalmente in un lungo banco provvisto di una inquadratura di vetro smerigliato, al centro della quale trasparisce la luce posta sotto e sulla quale viene adattata una macchina sincronizzatrice, a due, tre, quattro rulli per permettere l’allineamento sincrono e contemporaneo delle immagini con la colonna sonora composta di dialogo, effetti sonori, musica. I rulli della macchina sincronizzatrice sono fra loro solidali in odo che, quando abbiano afferrato nel loro ingranaggio le varie pellicole che devono marciare simultaneamente, non permettano più slittamenti dell’una rispetto all’altra e consentano quindi con assoluta tranquillità che il sincronismo, una volta stabilito, non si perda più”
E ancora a proposito delle tecniche di incollaggio:
“Le giunte si fanno per diagonale o per orizzontale: il secondo metodo è più comune. []Il lembo per l’incollatura si ottiene scoprendo la parte corrispondente ad uno o a mezzo buco della perforazione. Quanto alle giunte di colonna sonora, è necessario ricoprirle con una piccola mascherina nera, fatta sul positivo con inchiostro di china, sul negativo con un intaglio, che in macchina di stampa lascerà passare la luce e si riprodurrà anch’esso sul positivo, come un triangoletto nero. Se no, in proiezione il passaggio della giunta si udrà come uno schianto o un boato”.1
Note
- In Masi Stefano, Nel buio della moviola, Lanterna Magica cooperativa cinematografica, L’Aquila 1985, p. 21 [↩]
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