MONTAGGIO ANALOGICO VS MONTAGGIO DIGITALE
Analogico e digitale, vocaboli che quasi per antitesi si accoppiano, rappresentano le due sponde di uno spartiacque nel campo delle tecnologie.
Con il video analogico il montaggio era effettuato in maniera lineare, cioè sequenziale: all’inquadratura A doveva seguire la B a cui doveva seguire la C e così via fino all’opera finita. Se alla fine del processo si desiderava cambiare una sequenza, togliendo un’inquadratura o inserendo una dissolvenza lo si poteva fare solo a patto di iniziare nuovamente l’intero processo. Un’altra soluzione era quella di fare una copia del lavoro fino al punto che si voleva cambiare per poi congiungere il resto. Questa modalità comportava un guadagno di tempo a scapito però della qualità sia del master, che subiva un deterioramento, sia di ogni copia che veniva realizzata.
L’introduzione delle tecnologie digitali ha significato il passaggio dal montaggio lineare a quello non lineare.
Il montaggio non lineare permette di fare qualsiasi cambiamento nell’ordine delle inquadrature, senza che questo influisca sul resto del materiale perché garantisce un accesso casuale a quest’ultimo. Quello che si crea effettivamente nel computer è qualcosa che viene chiamato un assemblaggio virtuale, le immagini in sé non vengono disturbate, ma solo le istruzioni del computer su cosa fare con quelle immagini. Le informazioni sull’ordine delle inquadrature vengono conservate in un luogo separato dalle inquadrature stesse. In questo modo è possibile tra l’altro lavorare su singole parti del film senza tener conto della progressione cronologica di esse.
Con l’introduzione del montaggio digitale si sono aperte una serie di possibilità assolutamente inedite per il regista ed il montatore: l’intero materiale di ripresa è in qualche modo di fronte ad essi ed è combinabile nei modi più diversi. Tutto ciò naturalmente vale anche per l’audio che una volta digitalizzato può essere sottoposto ad un processo di mixaggio in relazione al montaggio video.
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