Considerazioni conclusive
Con questo lavoro si è tentato in maniera esaustiva di delineare in forma breve, la parabola intellettuale di una delle personalità di maggior rilievo che la scienza del Ventesimo secolo abbia conosciuto: Alan Turing. Ragionando sul suo lavoro e su ciò che ha lasciato nel campo delle scienze, ci si trova di fronte ad uno spirito libero, mai circoscritto o relegato ad una specificità di genere o disciplina. Sin dai suoi primi interessi ci si rende conto della libertà che sottostava al personaggio rendendolo capace di spaziare in “terreni” distanti tra di loro, e donandoci un uomo capace di saltare qualsiasi confine teorico o disciplinare.
Si è cercato, anche attraverso una lettura aperta ad aspetti non propriamente scientifici, ma più vicini ad una conoscenza della persona e del suo vissuto, di collocare la figura di Alan Turing all’interno di quel percorso (precisamente alla base), che dalla metà del secolo scorso ha generato e “imposto” il calcolatore-computer come strumento imprescindibile e onnipresente per qualunque attività umana.
Con maggiore precisione è possibile rintracciare nella parabola di questo giovane scienziato, un filo conduttore tra gli iniziali studi di teoria della computabilità fino alle ricerche sulla simulazione di meccanismi adattivi. È più chiaro adesso ragionare sull’obiettivo a cui aspirò sempre, consistente nella comprensione del funzionamento del cervello e dei meccanismi dell’intelligenza, ai fini di una loro simulazione o riproduzione attraverso adeguati dispositivi meccanici. Il suo scopo consisteva sostanzialmente nella realizzazione di macchine capaci di apprendimento, evoluzione, crescita, auto-organizzazione e interazione con l’ambiente.
“Credo che alla fine del secolo l’uso delle parole e l’opinione corrente saranno talmente mutati che si potrà parlare di macchine pensanti senza aspettarsi di essere contraddetti”1.
Riflettendo su questa affermazione, non si potrà far a meno di riconoscerle una qualche valenza premonitrice, più di mezzo secolo fa, quando ancora questi discorsi potevano essere relegati alla sfera della fantascienza, Alan Turing (insieme a pochi colleghi), concepì, formalizzò e previde tutto ciò che oggi diamo per scontato, andando addirittura oltre i nostri giorni. Sarà sempre difficile comprendere fino in fondo l’enorme importanza che la figura di Alan Turing ha rivestito fino ai giorni nostri, in quanto tutte le operazioni che quotidianamente vengono svolte secondo routine o che vengono date per scontate, conservano alla base molte delle intuizioni avute dal Nostro più di cinquanta anni prima. Spegnere i computer, che affiancano la nostra attuale società in tutte le attività quotidiane, oggi, sarebbe per noi e impossibile e pericoloso.
- A. Turing, “Calcolatori e intelligenza”, in D. C. Dennett, D. R. Hofstadter, L’Io della mente, Milano, Adelphi, 1985, p. 64 [↩]
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