La sfida di “Enigma”
Dopo aver conquistato attestati di stima e gloria da buona parte della comunità scientifica, la quale riconobbe l’indiscutibile genialità intuitiva del giovane scienziato, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Turing passò dalle lezioni di Cambridge alla presa di servizio presso le segrete strutture di Bletchley Park. Con questo nome si identificava il sito dell’unità principale di crittoanalisi del Regno Unito durante la guerra, con il compito quindi di intercettare e decodificare tutti i messaggi di derivazione nemica. In queste strutture durante tutta la durata del conflitto il governo britannico riunì un gruppo di fisici, ingegneri, matematici, scacchisti con l’obiettivo di risolvere un problema di capitale importanza per gli esiti bellici: la decifrazione del codice “Enigma”, un codice ritenuto inviolabile, utilizzato, con numerose varianti dall’esercito, dalla marina e dall’aviazione della Germania di Hitler, e dall’italiana Regia Marina.
Enigma era anche il nome della macchina usata per cifrare (e decifrare): il modello iniziale, simile ad una macchina da scrivere, aveva solo tre rotori (poi diventeranno cinque e più) e già così si arrivava a circa 150 trilioni (cioè 150 milioni di milioni di milioni) di combinazioni diverse; la chiave dell’Enigma era la disposizione iniziale dei rotori; questa chiave veniva cambiata ogni 24 ore secondo una regola prefissata; in definitiva la vera chiave segreta era questa regola, inoltre i tre (o più) rotori potevano essere scambiati tra di loro, cosa che moltiplicava il numero di posizioni iniziali possibili. Il vero problema però consisteva negli “stecker” (sorta di spine da introdurre alla macchina), una procedura che comportava che ogni lettera oltre ad essere codificata sulla base di 3 (o più) rotori, venisse ricodificata nello stecker in 20 casi su 26. Esistevano 17000 posizioni di avvio possibili e quando si usarono 4 rotori il numero arrivò a mezzo milione1.
Quando Turing entrò a far parte del grippo di ricercatori, nulla era stato fatto per leggere i messaggi dell’Enigma navale. Ciò derivava dalla generale convinzione circa l’impossibilità del compito. Gli interventi di Turing furono principalmente di due tipi: promuovere la costruzione di macchine elettromeccaniche che avrebbero dovuto simulare contemporaneamente il comportamento di vari esemplari di enigma, e la concezione di un metodo per restringere il campo di ricerca della codifica, e renderla più efficiente. Il risultato fu la progettazione di una macchina dal nome “Bombe”2. La macchina doveva emulare il comportamento di Enigma, ma Turing si rese conto che era impensabile esaminare tutte le possibilità, per il tempo di calcolo che avrebbe richiesto. Ritenne invece che fosse molto più utile sotto il profilo euristico affrontare il problema dal punto di vista opposto: inventare delle prove che potessero rivelare le combinazioni di codifica contraddittorie rispetto alla posizione dello stecker e eliminarle. Questa strategia avrebbe permesso di ridurre drasticamente le combinazioni da esaminare3. Con la messa a punto di “The Bombe”, l’ago della bilancia iniziò a pendere decisamente a favore degli uomini di Bletchley Park. E questo fu possibile grazie all’intuito e al genio di Alan Turing.
Gli anni passati a Bletchley Park saranno fondamentali per la sua crescita intellettuale e professionale, per le conoscenze acquisite e per l’occasione che gli si proponeva di cimentarsi in applicazioni pratiche per la logica e la matematica. L’esperienza della decodifica lo rese inoltre cosciente dell’importanza della velocità di esecuzione delle procedure anche a scapito della correttezza dei risultati, e questo anche quando si parlava di una macchina; la componente euristica rivestiva un ruolo centrale. In questi anni è già possibile intravedere gli sforzi di Turing indirizzati al concetto di macchina intelligente e di simulazione di capacità creative e originali proprie del cervello umano.
Il successo riscontrato nell’esperienza della “Bombe” fu la circostanza che convinse definitivamente Turing a immaginare l’intelligenza meccanica.
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