In occasione del suo trentennale il Centro Sociale Leoncavallo di Milano ha messo in cantiere una mostra dal titolo ‘La città che verrà’, organizzata in sezioni tematiche successive, che ha aperto con la prima sezione, ‘Il leone a cavallo: il conflitto per/nello spazio pubblico’. Tra le opere esposte c’è LioFor30 installazione di Ennio Bertrand della quale parliamo con l’autore.
A.B. Ennio, come è nato il progetto di questa tua opera?
E. B. Il progetto è nato su richiesta del Leoncavallo, per una installazione che fosse in tema con i 30 anni di vita del centro sociale. L’idea è stata inizialmente di riprendere la struttura dei miei video interattivi, basati su uno schema di labirinto composto di varie centinaia di pareti che possono contenere testi o fotografie più suoni posti sul percorso e attivati dal passaggio del visitatore virtuale. Questo genere di lavori utilizza un software preparato tra il 2000 e il 2001 che permette di muoversi tra le pareti del labirinto con il mouse o un joystick.
Dopo una prima stesura mi sono fermato di fronte al problema della gestione dei video, in quanto tutti, o una gran parte dei materiali di documentazione sul Leo sono video o vecchi film e ho deciso di compiere un gran salto riscrivendo completamente il software, per poter costruire architetture virtuali più complesse che mi permettessero anche di lavorare con l’immagine in movimento. Solitamente in questo genere di mondi virtuali abbastanza diffusi è possibile utilizzare suoni e foto, ma non video e questo è un gran limite.
A.B. Quali sono le caratteristiche del nuovo software?
E. B. Il nuovo software mi permette di utilizzare pareti piane di qualsiasi dimensione, oppure importare oggetti anche molto complessi preparati in precedenza con programmi di modellazione tridimensionale. O ancora oggetti sempre modellati esternamente, ma che possiedono loro stessi un movimento preordinato: ad esempio una persona che cammina.
Le pareti poi, possono contenere fotografie, texture di materiali di vario genere e delle clip video che possono essere sempre in movimento o attivate dal passaggio del visitatore entro un range da stabilire.
In altre parole è la ricostruzione digitale dell’universo. Ovviamente assomiglia molto alla struttura del videogioco, che ritengo un ambiente molto interessante, con la libertà in più di comporre lo spazio a mio piacimento.
Per darti una vaga idea del contenitore è possibile costruire un condominio con le scale, salirci, entrare nelle porte, trovare delle persone che si trasformano in brevi video che raccontano la loro storia. Arrampicarsi sulla finestra o sul tetto e lanciarsi precipitando al suolo senza ferite ecc. ecc. Dovrebbe essere da poco completato anche un ascensore per i più pigri!
I contenuti soni i più disparati e supportati da foto, suoni e video. E questi tre media per centinaia di unità differenti.
A.B. Descrivici un po’ LioFor30…
E. B. LioFor30 descrive una libera ricostruzione del Leo con la forma di scatoloni compenetrantesi sulle cui pareti ho applicato fotografie dei veri muri del Centro fatte quest’estate, in esterno per i muri perimetrali e in interno per le sale interne. Una scala porta ad un livello superiore con una strana e liberamente inventata passerella che conduce per i più curiosi e abili un una stanza più segreta rivestita di una texture metallica.
Camminando con il joystick per il Leo si materializzano magicamente delle pareti che contengono le clips tratte con un lungo lavoro di editing da materiali di documentazione storica. Alcuni video sono a terra, altri al soffitto oppure sospesi a mezz’aria. La stanza segreta è dedicata ai fatti del G8 di Genova con le tristi descrizioni di quanto accaduto.
Sulla porta di ingresso ci sono tre ragazze che camminano con impegno – senza avanzare! – per invitarci ad entrare.
Per ora sono arrivato fin qui con alcuni mesi tirati di lavoro. Ho un contenitore molto agile e flessibile e sono molto contento del risultato. Mancano ancora dei piccoli perfezionamenti che saranno fatti pian piano più avanti.
A.B. Hai già qualche idea per il futuro?
E.B. Per i prossimi lavori sto pensando ad architetture o mondi abitati da personaggi da costruire, magari una città invisibile di Calvino o un campo di battaglia con pozzi di petrolio in fiamme…
Le altre opere in mostra sono i materiali preparatori intorno a I funerali dell’anarchico Pinelli di Enrico Bay, Dentro il Primo Maggio di Piero Gilardi, con i mascheroni delle caricature dei personaggi politici utilizzati per i cortei del primo maggio, e The Perfect Survivor di Laura Morelli. Quest’ultima è composta da due parti: grandi immagini in bianco e nero sospese e collocate in modo tale che il visitatore debba entrare nello spazio per poterle vedere, e la survivor-sedia che cammina che si muove liberamente tra foto e persone.
La città che verrà
Trent’anni a Milano, la metropoli dei movimenti
Centro Sociale Leoncavallo
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