In occasione di Pitti Immagine Uomo, la Fondazione Pitti Immagine Discovery ha organizzato, come di consueto, un evento culturale di grande richiamo. Quest’anno va in scena l’ultima creazione di Vanessa Beecroft, VB 53, al Tepidarium del Giardino dell’Orticoltura a Firenze.
Arriviamo al Giardino alle 20.30 circa, c’è aria di evento mondano fin dal cancello, dove c’è movimento e ci chiedono se siamo accreditati. “By invitation only” recita anche il comunicato stampa: rivolgo di nuovo un pensiero di gratitudine a Franco Torriani per avermi girato l’invito.
Un cartello avverte i visitatori che durante la performance potrebbero essere ripresi da videocamere o macchine fotografiche. Il pubblico fa parte del gioco, si sa, come le riproduzioni fanno parte dell’opera stessa, quindi non è permesso fotografare.
Entriamo nel giardino e ci avviciniamo al Tepidarium, questa grande bellissima serra ottocentesca in ferro e vetro che mi ricorda i palazzi costruiti all’epoca per le esposizioni universali. E’ scintillante , ancora fresca di restauro. C’è già molta gente sia fuori, nello spiazzo di ghiaia antistante, che dentro: personaggi di tutti i tipi, vestiti elegantemente e non, alcuni sembrano studenti d’arte, altri operatori del mondo della moda.
Entriamo nella serra; è una fresca serata di inizio estate, ma nel Tepidarium fa molto più caldo – e come poteva essere altrimenti. La scena che ci si para davanti è insolita e suggestiva. Al centro, sul pavimento, una grande cumulo di terra rossastra, color terra di siena bruciata, su cui si stagliano modelle nude, alcune in piedi, altre sedute o sdraiate; molte hanno la pelle chiara, altre sono di colore, più o meno giovani. Alcune di loro hanno capelli lunghissimi e ondulati che arrivano fino alle caviglie: extension penso subito,lasciandomi sopraffare da vezzi femminili… Altre invece hanno i capelli raccolti in delle cuffie di tessuto. Ai piedi dei calzari, incrociati sulla gamba fin quasi al ginocchio.
Il pubblico è ai bordi dell’ambiente, guarda, osserva, commenta sottovoce mentre gira intorno alla montagnetta, fermandosi a guardare da nuovi punti di vista.
Le modelle dal canto loro ti guardano, si guardano, a tratti si muovono lentamente, per sedersi, alzarsi, sgranchirsi leggermente. Ma sono ieratiche, distanti, finché una di loro non rompe l’incantesimo e scende dalla terra, avviandosi lesta verso un’altra stanza. “Dovrà andare in bagno” è il commento prosaico che si alza da più voci…
Queste figure femminili mi ricordano in un primo momento Eva, e poi Venere, raffigurata dal Botticelli con lunghi capelli, o ancora Maria Maddalena… insomma l’archetipo figurativo delle Prime Donne. E poi la terra, che resta attaccata alle loro pelli, la nudità, l’atmosfera del posto trasmettono una sensazione di natura, naturalità, naturalezza.
Usciamo fuori e ci avviamo verso il banco del buffet, dove mi viene servito un potage di patate e verdure come drink analcolico; insolito ma buono, un segno di originalità ricercata.
Placata la sete, torniamo dentro a dare un ultimo sguardo alla performance, anzi, all’installazione ambientale…no, queste definizioni non rendono giustizia a questo tipo di opere: ha ragione Vanessa, le sue performance assomigliano molto di più a dei dipinti, hanno lo stesso fascino, la stessa aura che il pubblico può solo contemplare.
Scende la sera, all’interno del Tepidarium si fa più forte la luce dei riflettori che ha la meglio su quella naturale, e già l’atmosfera cambia, sembra tutto più artificiale, se non fosse per il bel tramonto che, alle spalle delle modelle, tinge di rosa le nuvole all’orizzonte.
La Beecroft ha realizzato un momento d’incanto all’interno di quel giardino, un’opera strettamente legata al posto, all’ambiente, alla luce. Nel giardino nascono piante, sopra la sua Madre Terra crescono donne, simboli di fertilità, di bellezza e di vita.
Vanessa Beecroft VB 53
Alla Fondazione Pitti Immagine Discovery in occasione di Pitti Immagine Uomo 66
Mercoledì 23 giugno 2004, Tepidarium del Giardino dell’Orticoltura, Firenze
Dalle 19 alle 22 – solo su invito
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