Noema incontra Bruno Farinelli, il giovane batterista di Elisa. Dialoghi sulle nuove tecnologie applicate ad uno strumento che, pur sembrando “duro e puro”, è in fase di forte evoluzione.
di Francesco Cisternino e Andrea Benini
Ha appena 25 anni e ha già girato l’Europa e l’America in tour con Elisa, dedicandosi nel frattempo all’insegnamento presso la Music Academy di Bologna: stiamo parlando di Bruno Farinelli, il batterista bolognese che ha suonato nel secondo album dell’artista italiana conosciuta ormai in tutto il mondo. Noema l’ha incontrato per fare due chiacchere sulle sue esperienze più recenti, sul rapporto con le nuove tecnologie, sull’evoluzione della batteria, uno strumento che ad appena un secolo dalla nascita continua a cambiare con estrema rapidità.
Noema: Bruno, ci puoi raccontare quali “fermenti tecnologici” avvengono sul palco mentre suoni?
Dunque, io mando due canali della mia batteria all’interno di Protools, rispettivamente i due rullanti e la cassa, e il fonico agisce in diretta con Protools aperto sul palco con i delay, i filtri e altri effetti. Questo software, in sostanza, fornisce un campionatore con il quale i suoni vengono modificati in tempo reale e si va ad agire su frequenze, riverberi eccetera. Protools è una macchina micidiale perchè, a differenza del vecchio Cubase, ha tempi di lavoro estremamente rapidi e risulta essere decisamente più efficace; d’altra parte è inevitabilmente molto complesso da utilizzare. Tra le possibilità di Protools, una particolarmente interessante è quella di unire equalizzatori grafici uniti a compressori, creando così suoni molto accattivanti.
Noema: Che tipo di effetti usi nel lavoro live e in studio?
Abbiamo utilizzato degli effetti “tecnologici” oltre a quelli tradizionali , ad esempio dei delay sui toni, dei reverse sui piatti, flanger e poi uno in particolare che eliminava dal crash l’attacco del colpo, creando una sensazione all’udito veramente indefinibile.
E’ anche vero che in studio capitano poi delle situazioni particolari dove è l’orecchio umano che conta: una volta stavamo rischiando di perdere un’ottima registrazione del brano “Upside Down” per via del fatto che avevamo utilizzato in fase di registrazione due computer, un PC e un Mac, i quali erano andati lentamente fuori sincro. Era da rifare, perchè il fonico aveva perso i click d’attacco. Dopo una notte di tentativi, è riuscito a ripescare le tracce e a sincronizzarle in modo ineccepibile – udite udite – ad orecchio!!! E così abbiamo salvato in questo modo la track migliore del disco.
Noema: Hai avuto recentemente modo di suonare la Virtual Drum della Roland, uno strumento che sembra stia facendo convertire all’elettronico anche i batteristi acustici più coriacei. Ci potresti dare qualche impressione?
Sto utilizzando la V drum per la realizzazione di un progetto ancora agli inizi, una sorta di metodo per batteristi al quale sto lavorando con un mio amico. Lui ne possiede una e me l’ha fatta provare: devo dire che si tratta del primo strumento elettronico in assoluto che mi ha detto davvero qualcosa. Mi sembrava di suonare una batteria vera, finalmente!
Nello specifico, si tratta di una batteria elettronica particolarmente avanzata che ha in più una straordinaria sensibilità acustica: le pelli dei pad (cioè i tamburi muti) sono costruite con un materiale sintetico che conferisce la stessa risposta di una pelle vera, senza alcuna differenza. Incredibile a dirsi, ma possono essere suonate anche con le spazzole e persino con le mani, cosa assolutamente impensabile solo fino a qualche anno fa. E’ poi sicuramente molto utile per coloro i quali sono costretti a studiare sullo strumento in casa o comunque in luoghi in cui non possono fare rumore: una batteria elettronica come questa ti permette di non disturbare e al tempo stesso di avere la stessa risposta, gli stessi suoni di una batteria vera. Per niente trascurabile è anche la quantità di suoni a disposizione : il modello td-8 V custom ne ha qualcosa come 1300, e puoi scegliere il legno, il metallo, le sordine, i microfoni, la distanza di questi dal fusto eccetera; volendo si può anche utilizzare un sequencer, attraverso il quale pilotare basi preregistrate.
Posso dire che, pur sentendomi molto lontano dal mondo delle batterie elettroniche, mi è venuta la voglia di aggiungere alla mia batteria due o tre pad della V drum, magari per avere delle sonorità lontane da quelle tradizionali.
Noema: Pare di capire che si tratti di un altro colpo inferto agli strumenti tradizionali…
No, attenzione: almeno per quanto mi riguarda non mi sognerei mai di suonare interi concerti solo con una batteria elettronica. Lo strumento acustico viene prima di tutto, si trova ancora una lunghissima vita d’avanti.
C’è poi un altro aspetto relativo agli strumenti tecnologici come questo che appare abbastanza negativo: sempre più spesso i musicisti non leggono la musica, non trovano che sia un’abilità indispensabile. Niente di più sbagliato. Poter vantare una lettura scorrevole della partitura, così come la conoscenza della teoria musicale, è ancora importante, dà grosse possibilità ai turnisti e rimane comunque un elemento ineludibile per un musicista vero. Le nuove tecnologie ci stanno portando, purtroppo, verso una perdita progressiva di queste competenze, perchè rendono forse un pò troppo facile la vita a coloro i quali le utilizzano, a discapito di quello che deve essere indiscutibilmente il vero bagaglio culturale del musicista.
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