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La Cura Summer school.
Perfomance biopolitica tra conoscenza e coscienza
Era il 2012 quando a Salvatore Iaconesi, hacker e artista, è stato diagnosticato un tumore al cervello. Con un gesto radicale, Salvatore pubblica on line la sua cartella medica chiedendo al mondo di partecipare alla cura, ognuno con le proprie competenze. Il video lanciato in rete diviene subito virale ed inizia la grande sfida, chiamata La Cura. Partecipando a questa incredibile performance, medici, ricercatori, guaritori, designer, artisti, persone di ogni cultura, identità, professione collaborano a questo progetto di condivisione e apertura, per restituire alla malattia una dimensione umana, decodificando perfino l’algoritmo che imprigiona il paziente X dentro il protocollo ospedaliero. Iaconesi contribuisce con il suo gesto ad una forma di lotta contro i tabù che circonda questa malattia.
La Cura attiva così un processo biopolitico per un progetto open source applicato alla medicina, dove si riconquista il valore di corpo umano, non più delegato come massa da sezionare, bensì come risultante di una storia personale ed intima (quella di Salvatore e Oriana, sua moglie) e tutte le narrazioni di chi ha partecipato e continua a partecipare. La Cura diventa anche un non libro (pubblicato da Codice Edizioni) che racconta di un viaggio attraverso quattro sezioni S, O, R e W. S sta per Salvatore che narra la sua battaglia quella più vera e straordinaria contro il cancro e contro ogni forma di burocratizzazione ospedaliera. O come Oriana che rovescia con dolcezza indisciplinata le vocali e le consonanti per una resurrezione biografica graffiante delle storie e delle possibilità. R come ricerca dove si mixano i corpi biopolitici di Foucault e i corpi simulacri di Baudrillard, mentre Bateson e Basaglia si innamorano nel doppio legame tra complessità e conoscenza, e dove De Certeau e Guattari passeggiano e discutono su “frammenti indecisi” tra erbe incolte e luoghi inaccessibili. Infine la sezione W che sta per Workshop racchiude un archivio usato come base di conoscenza aperta e dinamica in cui chiunque può partecipare, farne uso, addirittura creare nuovi materiali alle domande poste in ogni workshop.
S,R,W,O siglano un nuovo territorio plurale in cui erbe indisciplinate crescono liberate e la vita si dis-piega su nuovi immaginari. Da questa meravigliosa performance si getta le basi per riflettere anche sulla chiusura sia della scienza che della la mercificazione della ricerca accademica e scientifica. La mercificazione della scienza genera mali gravi e diffusi, lo snaturamento della Rete da strumento di condivisione e dialogo diventa dispositivo di controllo accentrato dell’informazione e profilazione.
In altre parole La Cura ci consegna gli strumenti per ripensare, non solo la vita, ma perfino la condizione della morte, scoprendo nuovi linguaggi, diverse discipline, nuove alimentazioni e addirittura nuove meditazioni. In altre parole La Cura diviene un bene comune e perfino una risorsa aperta. La Cura performa un diverso modo di partecipazione, valorizzando sia le emozioni, che i linguaggi, che le relazioni umane. Questa performance partecipativa biopolitica si trasforma in un dialogo partecipativo, aperto, incondizionato, possibile e alternativo, incredibilmente stupefacente, che emoziona, stupisce e fa innamorare.
Questo cambiamento crea un nuovo ecosistema di comunicazione, ecco perché La Cura non è solo un non-libro, ma una metodologia indisciplinata, una cassetta degli attrezzi. La Cura inizia ad abitare le città e il pianeta costruendo nuove sensibilità relazionali e interconnettive per sviluppare un nuovo senso aumentato capace di promuovere un’estetica della complessità, della differenza e della partecipazione. La Cura diviene un Festival interconnettivo, complesso e connesso, tra eventi, performance, esposizioni, laboratori, musica, cibo e condivisione (8-10 giugno a Serra dei Giardini Margherita, Bologna). La Cura è, e sarà, luogo trasgressivo di innovazione.
Ma c’è ancora altro, La Cura diventa anche una Summer School che avrà luogo a Firenze (dal 22 al 26 Agosto 2016), proponendo un percorso transdisciplinare sul tema dell’abitare il pianeta nell’era dell’iperconnessione, e i cui risultati saranno esposti alla Triennale nell’ambito della XXI Esposizione Internazionale, all’interno dell’evento “Condividi la Conoscenza”.
Cosa significa interconnettere il pianeta al tempo delle tecnologie ubique e dell’iperconnessione? Come creare dinamiche comunicative che interconnettano corpi, ambienti, oggetti, processi, capaci di generare senso ed estendere la nostra percezione alla “bellezza-che-connette” evocata dal filosofo Gregory Bateson? Come possiamo dare forma a questa possibilità attraverso un nuovo senso, una nuova tattilità ubiqua? Partendo dalla Cibernetica, dall’Ecologia, dalla Teoria dei Sistemi e della Complessità, lavoreremo attraverso i Big Data, i social network, le tecnologie indossabili, l’infoestetica e le loro implicazioni teoriche e filosofiche, per creare un’installazione sensibile alle conversazioni planetarie sui modi in cui le persone “abitano il pianeta”, progettando e costruendo un senso aumentato tecnologico interconnettivo, sotto forma di una tecnologia indossabile.
La Cura diviene così tattica per una perfomance ubiqua che muta le direzioni e le vite possibili. La Cura è costellazione sotto la quale i cuori si riscaldano nello scorrere delle nuvole, mentre i pianeti si incontrano per uno scontro planetario. La Cura è molto più di quello che si potrebbe scrivere a parole, è un processo vitale, essenziale e imprescindibile, un progetto che pulsa e fa muovere instancabilmente. La Cura è respiro palpitante e vivo tra conoscenza e coscienza.
La Cura Summer School.
Biopolitics perfomance between knowledge and awareness
It was in 2012 when Salvatore Iaconesi, hacker and artist, was diagnosed a brain cancer. With a extreme gesture, Salvatore published online his medical records asking to the world to participate his cure, everyone could participate with his/her own skills. The video launched on the net has become viral and immediately began the great challenge called La Cura. Participating in this astonishing performance, doctors, researchers, healers, designers, artists, people of every culture, identity, profession have collaborated on this project of sharing and openness to return to the disease a human dimension, even with the decoding of the algorithm that imprisons a patient X inside a hospital protocol. Iaconesi contributes with his gesture to a form of fight against the taboos surrounding the disease. La Cura generated a bio-political process, an open source project applied to medicine, where the human body re-earns the value of its humanity, no longer seen as matter to be cut, but rather as the result of a personal and intimate story (the story of Salvatore and Oriana, his wife, in this case), and the interaction with all the stories of those who participated and continues to participate to the project.
La Cura is also a “no-book” (published by Codice Edizioni) that tells of a journey through four sections: S, O, R and W. S as Salvatore who tells his real and extraordinary flight against the cancer and against all forms of hospital bureaucracy. O as Oriana that overturns with sweetness undisciplined the vowels and the consonants for a biting biographical resurrection of stories and possibilities. R as research where the Foucault’s biopolitical bodies and Baudrillard’s simulacra bodies are mixed, while Bateson and Basaglia falling in love in a “double bind” between complexity and knowledge, and where De Certeau and Guattari walking and discussing about “undecided fragments” between wild herbs and unreachable places. Finally, the section W includes the Workshop that contains an archive as a open and dynamic knowledge in which anyone can participate, use them, even create new materials. S, R, W, O sign a new plural territory in which undisciplined herbs grow liberated and life explores new utopian. From this wonderful performance springs the foundations for reflecting on the closure of science and on the mercification of academic and scientific research. The mercification of science creates serious and disseminated problems, the distortion of the net tool, from a place for sharing and dialogue, becomes a device for centralised control of information and profiling.
In other words La Cura gives us the tools to rethink not only life, but even the condition of death, discovering new languages, different disciplines, new form of nutrition and even new ways of meditations. In other words La Cura becomes a common good, and even an open resource. La Cura performs a different way of participation, emphasising the emotions, the languages and human relations. This active bio-political performance transforms into a participatory dialogue, opens, unconditionally, possibilities and alternatives, incredibly stunning, full of emotions, surprises and charms. This change creates a new ecosystem of communications, because La Cura is more than a “no-book”, but is a undisciplined methodology, a tool box. La Cura is also the first complex, interconnected and indisciplinated Festival among events, performances, exhibitions, workshops, music, food and sharing (8th-10th June, at Serra dei Giardini Margherita, in Bologna). La Cura is and will be a transgressive space of innovation.
But there is still more, La Cura becomes also an international Summer School in Florence, (from 22nd to 26th August 2016), for exploring the ubiquitous body in the hyper-connection era. La Cura begins to inhabit the city and the planet, building new relational and hyper-connected sensibilities; to design an augmented sensoriality which is able to promote new aesthetics of complexity, diversity and participation. Starting with the experience of La Cura, the Summer School proposes a trans-disciplanary topic on planet living in the era of hyper-connection, in order to create an installation for La Triennale di Milano. The various outputs will be shown at XXI Triennale di Milano International Exhibition, held during the “Condividi la Conoscenza” event.
What does it mean to interconnect the planet at the time of ubiquitous technologies and of pier-connection? How is the creation ofcommunicative dynamics, interconnecting bodies, environments, objects, processes, capable of generating meaning and extend our perception to the “beauty-that-connects” evoked by the philosopher Gregory Bateson? How can we give form to this possibility through a new sense, a new tactility ubiquitous? Starting from the Cybernetics, from ecology, the Systems Theory and Complexity, we will work through the Big Data, social networks, wearable technologies, the info-esthetics and their theoretical and philosophical issues, to create an installation sensible to global conversations on the ways in which people “inhabit the planet”, designing and building an increased sense interconnection technology, in the form of a wearable technology.
La Cura becomes ubiquitous tactic for a performance that changes directions through space and time and possible lives. La Cura is the constellation under which the hearts are heated in the flow of clouds, while the planets come together for a planetary collision. La Cura is much more than what you could write in words, it’s a living process, essential and inescapable, a project that trills and get move tirelessly. La Cura is pulsing and alive breath between knowledge and awareness.
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