Si è svolto lo scorso 1° Aprile, presso il cinema Lumiere della Cineteca di Bologna, una proiezione dei cortometraggi e delle sigle realizzate da Emanuele Luzzati e Giulio Gianini: “I paladini di Francia”, “La gazza ladra”, “L’italiana in Algeri”, “Pulcinella”, “Il flauto magico”, “Brancaleone alle crociate” e “L’armata Brancaleone”, in concomitanza con la mostra che si sta svolgendo in questi giorni delle serigrafie ed illustrazioni di Luzzati presso la Galleria Alisea di Bologna e l’esposizione nei locali della Cineteca di Bologna in via Riva Reno di “Manifesti immaginari per film inesistenti” realizzati sempre da Luzzati, esposizione visitabile fino al 24 Aprile. Purtroppo né Luzzati, né Gianini sono potuti intervenire all’incontro della Cineteca, ma a presentare il lavoro dei due artisti è stato il dottor Attilio Valenti, vicepresidente dell’ASIFA, Associazione Italiana Film d’Animazione.
L’attività di Valenti è stata, negli ultimi 22 anni, prevalentemente di promuovere e far conoscere l’Associazione ed il cinema d’animazione italiano e d’autore, patrocinando le maggiori manifestazioni italiane come quella di Posillipo, e mediante iniziative didattiche e formative rivolte soprattutto ai bambini ed alle scuole, quindi chi meglio di lui poteva presentare i lavori dei due grandi animatori italiani, che arrivarono addirittura ad avere due nomination per gli Oscar, come Bozzetto e Manfredi?
D. Come sono stati realizzati questi grandi capolavori che vedremo stasera?
Per poter parlare di questi lavori, è necessario partire dalla formazione che hanno avuto Gianini e Luzzati. Giulio Gianini è stato un grande direttore della fotografia, con numerosi film e tanti Nastri d’Argento alle spalle. Nel 1955 ha incontrato a Roma Emanuele Luzzati, che proveniva dall’Accademia di Belle Arti di Losanna, e che si era trasferito da poco nella capitale per la sua attività teatrale di scenografia. Ma che era stato sempre mosso dall’intenzione di far muovere i personaggi delle sue serigrafie. Il cinema di animazione, ha sempre affermato, è per lui l’attività artistica più completa, per il grande piacere di vedere muovere le proprie creazioni. Il loro primo lavoro è stato un giuoco dell’oca, realizzato con dei ritagli di metallo, opera purtroppo andata perduta; il loro primo lavoro di animazione vero e proprio è stato “I paladini di Francia” del 1960, opera che ha avuto due anni di incubazione, in cui è confluita tutta l’esperienza di Luzzati nella scrittura teatrale e tutto il talento di Gianini come direttore della fotografia. Ma il capolavoro assoluto dei due secondo me è stato “La gazza ladra”, realizzato nel 1964, un film di rara bellezza in cui la musica di Rossini sposa con sincronismo perfetto i movimenti dei personaggi. Doveva essere un’altra opera e un’altra storia, ma i diritti sulla musica scelta costavano troppo, e i due decisero di optare per questa esecuzione della “Gazza Ladra”. Tutto ciò è stato realizzato mediante la tecnica del “decoupage”, tecnica difficilissima e molto diversa dalla tecnica “Disney” in uso in quegli anni, per intenderci, che i due hanno mantenuto fino a “Il Flauto Magico”. “La gazza ladra” ha vinto numerosissimi riconoscimenti italiani ed esteri nel 1964, ed è stato inoltre il primo lavoro dei due a raggiungere la Nomination per l’Oscar. Non ha avuto la statuetta perché nessuno dei due se la sentì di andare negli States a fare promozione, sappiamo tutti come funzionano queste cose… Ma per me quest’opera ha ancora una freschezza inimitabile ancora adesso.
D. Così poche volte abbiamo assistito a proiezioni di opere di Luzzati e Gianini: perché secondo lei?
Purtroppo queste opere hanno poco pubblico: non sono certo opere su cui qualunque casa produttrice potrebbe ipotizzare di realizzare una videocassetta, da distribuire in supermercati o edicole, e questo andando oltre le problematiche legate al diritto d’autore su queste opere. Se la qualità di certi prodotti non è sostenuta dall’attività didattica e di promozione, è impossibile che certe opere possano purtroppo uscire dai ristretti circuiti degli appassionati.
D. Chi detiene i diritti?
Per quanto riguarda le due sigle i diritti sono di Monicelli, che possiede anche i disegni originali, o di Cecchi Gori. Per quanto riguarda le altre, so che i diritti sono degli autori per l’Italia sicuramente, ma per quanto riguarda “Il flauto magico” ad esempio i diritti sono correlati agli orchestrali che hanno suonato le colonne sonore, o al direttore d’orchestra austriaco. Gianini dovrebbe contattere tutte queste persone una ad una, per appropriarsi definitivamente dei diritti, ma non ci pensa proprio, oggi come oggi a distanza di anni è un lavoro improbo, e solo allora per esempio potrebbe produrre una videocassetta. Ritornando al discorso precedente, questi sono lavori di altissima qualità, che noi come associazione abbiamo presentato nell’ambito di diverse iniziative didattiche e di alta formazione. So che esiste un’altra opera di Luzzati e Gianini, una cassetta voluta e posseduta da Claudio Abbado, che ha voluto un documentario sulla sua persona disegnato da Luzzati: su questa opera i diritti sono di Sony, ed è impossibile avere o visionare questo materiale, se non per lo stesso Abbado.
D. Torniamo alle opere che stiamo per vedere.
In tutte le opere di Luzzati e Gianini è di assoluto coinvolgimento il potere evocativo della musica di Rossini e di Mozart. Personalmente sto pensando a “L’italiana in Algeri”, per me il più interessante, o a “Pulcinella”, molto amato ed elogiato da Fellini anche in una sentita lettera che il Maestro indirizzò a Luzzati: nella lettera di cui conservo una copia Fellini spiegava così il suo innamoramento per Pulcinella:
“? Credevo che il tuo capolavoro fosse stato la Gazza Ladra, ma quando ho visto il Pulcinella ho capito che in quest’opera è presente in massimo grado l’umanità, non solo la bellezza ?”
Le copie che stiamo per vedere mi appartengono, e sono in un ottimo stato. Due dei lavori sono stati restaurati, con il contributo del Comune di Genova, o dallo stesso Gianini. Riguardo questo, non ho portato altre opera da restaurare a Gianini in quanto l’Autore tende inevitabilmente a voler correggere sempre la propria opera. La copia che vi ho portato infatti è più corta dell’originale di ben 10 minuti, invece dei 54 dell’originale. Non credo di portare altre opere da restaurare a Gianini (risate del pubblico).
D. Quali sono state le tecniche utilizzate in queste opere?
La tecnica partiva dalla musica, e dalla ricerca del sincronismo con la musica. Gianini manovrava il foglio a macchina e si occupava della colonna sonora, e tutto il film si incentrava sul ritmo delle musiche di Rossini e di Mozart. Luzzati muoveva i disegni e le sagome in funzione del ritmo che gli dava Gianini. La perfezione di questo sincronismo è tuttora ammirevole. Voi sapete che la pellicola ha una logica di 24 fotogrammi al secondo, ed in funzione di ciò si inseriva la musica. Le sagome snodate ? sapete che “decoupage” vuol dire “carte intagliate” – venivano poste sul banco di ripresa e venivano fatte muovere, in accordo con l’immancabile storyboard. A volte venivano creati meno di 24 disegni per secondo di pellicola, ma questo rendeva tutto più difficile per realizzare comunque un’opera di alto livello.
Link:
http://www.cinetecadibologna.it/stampa/home.htm
http://www.alisea.it/
[Nell’ambito dell’attività laboratoriale 2002/03 dei Corsi di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa e di Progettazione di contenuti per i nuovi media (Università di Bologna, MUSPE), realizzata in collaborazione con NoemaLab]
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