Italiano [English below]
Ogni sentimento della deriva è naturalmente connesso con una più generale maniera di prender la vita, che nondimeno sarebbe maldestro dedurre meccanicamente. […] Un giorno si costruiranno delle città per praticarvi la deriva. Si possono utilizzare, con dei ritocchi relativamente leggeri, certe zone che esistono già. Si possono utilizzare certe persone che esistono già.
Guy Debord, Théorie de la dériveOgni tribù nomade è una potenziale macchina da guerra il cui impulso è di saccheggiare o minacciare le città.
Bruce Chatwin, Le vie dei canti
Sotto il cielo di Berlino, “come in pochi altri luoghi ad eccezione dei sogni, si può fare esperienza del fenomeno del confine in forma più netta come nelle città”, scrive Walter Benjamin.
Si sale fin in cima alla collina che si trova al centro della foresta di Grunewald (a Berlino Ovest) per arrivare a Teufelsberg (la montagna del diavolo), e qui troviamo una collina artificiale. L’altura sulla quale ci arrampichiamo è stata creata artificialmente con “spazzatura bellica” (soprattutto detriti di edifici bombardati) per nascondere una delle prove della schizofrenia nazista (una scuola di addestramento militare). La sua storia così travagliata non si è conclusa con la fine della Seconda Guerra Mondiale, a partire dal 1961, proprio su questa collina strategica, è stato costruito un punto di osservazione verso l’Est della Germania. In altre parole fino al 1991 in questo luogo formicolavano spie americane e inglesi che, dalla loro posizione privilegiata osservavano e ascoltavano quanto accadeva dall’altra parte del confine. Appena arriviamo in alto, ci troviamo qualcosa di insolito, perturbante, quel non-familiare che Freud identifica con il nome unheimlich che viene descritto dallo psicanalista austriaco, come qualcosa di celato, misterioso. Questa condizione nasce quando un oggetto o in una situazione si mescolano sia caratteristiche di familiarità che di estraneità, in una sorta di dualismo affettivo. Qualcosa di celato-familiare rimane quindi nella soglia del pertubante che rappresenta questa ambiguità della natura tra il fuori e il dentro, tra la vita e la morte, tra il caos e l’ordine. Questo spazio senza confini di tempo raffigura un’esaltazione delle giunture, il loro strapparsi e riassemblarsi secondo modalità liberate. Qui si intacca la dannazione della sublimazione freudiana, il suo disagio della civiltà che “vede” il perturbante e subito lo normatizza. Si stabiliscono relazioni di sintonia, dissonanza, agglutinazione con “il locale” verso cui si dirige e da cui è attratto, per superare quella linea fatale e fatata dell’ingresso. Taufelsberg, questo non-luogo dove la storia è stata appuntata, dimenticandosi perfino le note a pié di pagina, contiene tuttora un’inquietante atmosfera da Guerra Fredda. Arrivati sul tetto, si possono notare tre sfere bianche. L’estetica decadente di questo posto, le rovine danno l’emozione di trovarsi in un luogo abbandonato. Valentina Ferrandes, media artist e film maker tra Londra e Berlino, realizza un progetto di recupero della memoria attraverso un soundscape con l’applicazione Berg, scaricabile dai dispostivi iOS.
Ferrandes riscatta uno spazio e un tempo attraverso un’esperienza polifonica per un restauro di un’architettura emozionale. Teufelsberg intesa come stazione di ascolto viene lasciata alla curiosità dei turisti e ad un senso estremo di feticismo eccessivo sull’oscurità del passato.
Ferrandes tramite la sua applicazione ricrea un paesaggio sonoro rizomatico, fatto di frammenti audio che riportano in vita costellazioni sonore mixate sullo schermo del dispositivo. Funeral in Berlin, Goldfinger, North by Northwest, Notorius, the 1000 eyes of dr mabuse, the bedford incident, the falcon and the snowman, the fourth protocol, the holcraft covenant, the spy who came in from the cold, the third man, the three days of the condor, tinker tailor soldier spy, and shortwave frequencies sono le tracce che si mescolano alla scoperta di un territorio “abbandonato a se stesso”. Berg accompagna il viaggio verso Teufelsberg consegnando una narrazione cross-mediale dove si realizza una mappa emozionale ed esperienzale.
Il tessuto spaziale diviene un mix di connessioni possibili, immaginifiche, rizomatiche dove immagini e suoni si mescolano per un nuovo spazio di condivisione e narrazione.
Berg è quindi una geografia emozionale, dove si ricerca un piano di significazione differente consegnando all’utente la facoltà di attivazione di un processo desiderante e relazionale con lo spazio. Propri i non-luoghi si fanno luoghi altri (altrove) in continua transizione.
L’uomo possiede le proprie traiettorie, ma non la terra su cui si sposta ci ricorda Luther Blisset. La mobilità urbana è un continuo transito, pendolarismo isterico, nomadismo skinneriano. Agendo direttamente sull’esperienza estetica ed emozionale dell’individuo, attraverso questo “gioco psicogeografico” si configura un nuovo modo di vivere lo spazio procurandoci una critica radicale e una “deriva” verso un diverso sentire. L’idea alla base di questo progetto artistico è quella di catturare la percezione dello spazio (psicogeografia) da parte dell’utente e provocarne una variazione, trasformandolo in un’architettura emozionale, dove paesaggi sonori e narrativi spiazzanti e/o cinematiche creano un “altro spazio”, un altrove: un soundscape (bodyscape).
Il visual design dell’applicazione si basa su un’idea di grafica generativa che offre diverse possibilità, mentre il processo di decostruzione del materiale audiovisivo e ridistribuzione può essere declinato in differenti possibilità e realtà. Il progetto offre un’indagine etnografica dello spazio mescolando il corpo sociale con il grado di urbanizzazione del luogo che si è scelto di indagare e ricercare. Il progetto adotta quindi un genere psicogeografico formulando continue ipotesi cartografiche emozionali per l’interpretazione dello spazio urbano. Studiando gli effetti dell’ambiente e sulle emozioni degli individui, in questo spazio di mutazione il nostro senso del luogo, diventa anche il nostro senso della storia. Il suono che anima il luogo-/cine-città, spazio dislocante viene a costruire quella architettura emozionale, dove la geografia sociale e i percorsi psichici costruiscono insieme un percorso sincretico, una texture, una narrazione in cui il presente-futuro sono tracce del passato e viceversa. Dal un punto di vista psicogeografico, lo spazio storico e psichico si fondono riconoscendo nel tragitto pubblico dell’utente una visione interiore-emozionale. La dinamica della sfera emotiva risulta quindi un ingrediente importante situato nel processo di ricostruzione dello spazio pubblico-privato. In questa mappatura effettiva ogni spazio sonorizzato, tracciato può davvero diventare un viaggio emozionale, consegnando allo spazio un altro grado del sentire. Ogni spazio può essere raccontato e vissuto emozionalmente e il tessuto urbano in relazione all’individuo partecipa alla creazione di “un terzo paesaggio”, dove le sensorialità si contaminano in un sentire pienamente estetico, plurale e disseminato ovunque. Ciò richiede un cambiamento di sguardo sul concetto di spazio. Se vogliamo riproporre un possibile senso del vissuto sulle rovine dell’abbandono, sono proprio le rovine ad elevarsi a profondo valore estetico di ricerca in cui la memoria si espande e si emoziona. Berg può essere pensata come viaggio, che per viverlo non ha bisogno di luoghi nuovi, ma di occhi diversi con cui guardare e soprattutto ascoltare spazi recuperati, da abitare. Berg diviene visione panaromatica.
Bibliografia
Blissett L., “Della guerra psichica nella metropoli traiettoria” in http://www.lutherblissett.net/archive/117_it.html
Bruno G., Atlante delle emozioni, Bruno Mondadori, Milano 2006.
Canevacci M., Una stupita fatticità. Feticismi visuali tra corpi e metropoli, costa & nolan, Milano 2007.
–, Antropologia della comunicazione visuale. Feticci merci pubblicità cinema corpi videoscape, Meltemi, Roma 2001.
–, La città polifonica. Saggio sull’antropologia della comunicazione urbana, Feltrinelli, Milano 1997.
Debord G., “Théorie de la dérive”, in Les Lèvres nues, n. 9, novembre 1956, Bruxelles; ripubblicato senza le due appendici in Intenationale Situationniste, n° 2, dicembre 1958, Parigi; trad.it. Internazionale Situazionista, Nautilus, Torino.
Deleuze G., Guattari F., Mille plateaux. Capitalisme et schizophrénie, Les Editions de Minuit, Paris 1981; trad. it. Mille Piani. Capitalismo e schizofrenia, Castelvecchi, Roma, 20103.
http://valentinaferrandes.com/
Every feeling of drift is naturally associated with a more general way of taking life, which nevertheless would be misguided to deduce mechanically. […] One day we will construct cities made for drifting.
You can use, with relatively light touch ups, some areas that already exist. You can use certain people that already exist.
Guy Debord, Théorie de la DériveEach nomadic tribe is a potential war machine whose impulse is to loot or threaten the cities.
Bruce Chatwin, The Songlines
Under the Berlin sky, “as in few other places except than in dreams, you can experience the phenomenon of the border in sharper form as in the cities”, writes Walter Benjamin. You climb right up the hill in the middle of the Grunewald forest (in West Berlin) to Teufelsberg (Devil’s mountain).The ’high ground we climb has been artificially created by “garbage war” (detritus of bombed buildings) to hide one of the products of Nazi schizophrenia, a military training school. Its story did not end with the end of World War II. In 1961, on this very strategic hill, an observation station pointing towards the East of Germany was built. Until 1991 American and British spies thrived here, watching and listening from their privileged position, what was happening on the other side of the border. As soon as we arrive at the top, we find something unusual, uncanny. That non-family member that Freud identifies with Unheimlich, a condition describing something hidden and mysterious. This state becomes evident when an object or situation presents a mix of both familiar features and strangeness, in a sort of affective dualism. Something both concealed and familiar, that remains on the threshold of “uncanny”, that represents the ambiguity of nature between the outside and the inside, between life and death, between chaos and order. This space without boundaries of time represents an exaltation of intersections, their tearing and freely reassembling. Here comes off the damnation of Freudian sublimation, his Civilization and Its Discontents that “sees” the uncanny and immediately normalizes it.
On Teufelsberg, this non-place where history was written, even forgetting the footnotes, we still breath a disturbing Cold War atmosphere. From the roof, we can see three main radomes. The decadent aesthetic and the ruins of an abandoned place give us the thrills. Here, Valentina Ferrandes, media artist and film maker living in London and Berlin, created Berg, an application for iOS, a soundscape and project of memory recovery. Ferrandes redeems place and time through a polyphonic experience of restoration of an emotional architecture. Teufelsberg, the listening station, is left to the curiosity of tourists with an extreme sense of fetishism for the past. Through her application, Ferrandes creates a rhizomatous soundscape made of audio fragments. It all brings to life a sound constellation mixed live on the device screen. Funeral in Berlin, Goldfinger, North by Northwest, Notorious, 1000 the eyes of Dr. mabuse, the bedford incident, the falcon and the snowman, the fourth protocol, the holcraft covenants, the spy who came in from the cold, the third man, the three days of the condor, tinker tailor soldier spy, and less fictional shortwave frequencies are the tracks that blend the discovery of a territory “left to itself”. Berg traces the path to Teufelsberg while delivering a cross-media storytelling where the listeners traverse both an emotional and experiential map. The spatial organization becomes a mix of possible connections, imaginative, rhizomatic, where images and sounds are mixed to create a new space of sharing and storytelling.
Berg maps an emotional geography, where the listener finds a different signification level in assigning the user with the option of activating a desiring and relational process with the space. Non-places become Other Places in never ending transition. Luther Blissett reminds us that humans possess their own trajectories, but not the land where they move. Urban mobility is a continuous journey, hysterical commuting, Skinnerian nomadism.
Acting directly on the individual aesthetic and emotional experience, through this “psychogeographical game” the work designs a new way of living space, by offering us a radical critique and a “drift” towards a different feel. The idea behind this art project is to capture the user’s perception of space (psycho-geography) and force a change, turning it into an emotional architecture, where soundscapes and unsettling narratives create a cinematic “other space”, an elsewhere: a soundscape (bodyscape). The visual design is made of generative graphics, while the process of deconstruction and redistribution of audiovisual material can be declined in different possibilities and realities. The project offers ethnographic investigation of the space by mixing the social body with the degree of urbanization of the place that chosen to be investigated.
The project therefore adopts a psychogeographical approach to formulate continuous emotional mapping hypotheses for the interpretation of urban space. Studying the effects of the environment on individual emotions, in this mutating space, our sense of place becomes also our sense of history. The sound that animates the place-/ cine city, the space of displacement becomes emotional architecture, where social geography and psychic paths build together a syncretic path, a texture, a narrative in which the present-future are traces of the past and vice versa. From a psychogeographical perspective, the historical and psychic space blend into the user’s public path as an inner-emotional image. The dynamics of the emotional sphere is therefore an important ingredient in the process of reconstruction of the public-private space. In this mapping, each spoken spatial path can really become an emotional journey, filling the space with a high degree of perceptiveness. Each space can be told and experienced emotionally, while the urban fabric participates with the individual in the creation of a “third landscape”, where senses are contaminated in a deeply aesthetic feel, plural and scattered ubiquitously. This requires a change of perspective on the concept of space. If we propose a possible sense of lived past attached to these ruins, it is solely the ruins to excite a profound aesthetic value, pivotal for a research where memory expands and becomes sentient. Berg can be thought of as a journey, where experience does not need new places, but different eyes to look and above all listen to a recovered space to inhabit. Berg becomes panoramatic vision.
Bibliography
Blissett L., “Della guerra psichica nella metropoli traiettoria”, in http://www.lutherblissett.net/archive/117_it.html
Bruno G., Atlante delle emozioni, Bruno Mondadori, Milano 2006.
Canevacci M., Una stupita fatticità. Feticismi visuali tra corpi e metropoli, costa & nolan, Milano 2007.
–, Antropologia della comunicazione visuale. Feticci merci pubblicità cinema corpi videoscape, Meltemi, Roma 2001.
–, La città polifonica. Saggio sull’antropologia della comunicazione urbana, Feltrinelli, Milano 1997.
Debord G., “Théorie de la dérive”, in Les Lèvres nues, n. 9, novembre 1956, Bruxelles; ripubblicato senza le due appendici in Intenationale Situationniste, n° 2, dicembre 1958, Parigi; trad.it. Internazionale Situazionista, Nautilus, Torino.
Deleuze G., Guattari F., Mille plateaux. Capitalisme et schizophrénie, Les Editions de Minuit, Paris 1981; trad. it. Mille Piani. Capitalismo e schizofrenia, Castelvecchi, Roma, 20103.
http://valentinaferrandes.com/
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