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A cavallo tra maggio e giugno 2018, la prestigiosa Università Aalto, è stata promotrice e cornice di “Hybrid Labs Symposium 2018”. Design, digital media, metodi di rappresentazione audio-visiva, architettura, emerging technologies, urban planning, da diversi anni nell’agenda di questa università indirizzata alla ricerca sperimentale, sono chiamati al tavolo di un discorso interdisciplinare che parte dall’ibrido come stato attuale dove riconoscere ogni cosa: linguaggi, discipline, professionalità, la vita stessa, cosi come questa prende forma nel mescolarsi e contaminarsi di organico e inorganico. L’ibrido è la soglia del XXI secolo, terreno fertile per il radicarsi di quella una natura umida (moist) che Roy Ascott aveva intuito essere la realtà entrante in tempi non sospetti.
Partendo dalle zone liminali che prendono forma nel dialogo tra arte e scienza, l’attenzione stringe l’obiettivo sulle varie modalità di collaborazione. È da questa particolare prospettiva che è nata la mostra “Oslofjord Ecologies Extended” curata da Kristin Bergaust presentata nel foyer centrale del Padiglione che ha ospitato il simposio, conclusione di un progetto triennale di collaborazione tra Aalto University, Creative Europe project Renewable Futures e la Nordplus Collaboration Hybrid Labs. La mostra è il risultato di un impegno rivolto a realizzare qualcosa di localizzato (i Fiordi di Oslo) ricco di memoria storica così come geologica, per poi proseguire il discorso su scala globale, considerando l’ecologia in una prospettiva mentale, sociale e ambientale.
Professionisti di diverse discipline conosciuti in ambito internazionale, come il professor di Design of Strucures Toni Konitk, l’artista, attivista e professore Gediminas Urbonas, il fisico e astronomo Roger Malina, Saara Hackin, curatrice al Kiasma Museum, l’antropologa Judith Van Der Elst, e Nina Czegledy, artista, curatore ed educatore in Art, Science and Technology si sono rivolti al pubblico fornendo, ciascuno, una prospettiva diversa sull’argomento.
Il teorico Toni Konitk ha avviato questo ciclo di conversazioni partendo dalla relazione strutturale e sistemica che esiste tra elementi, valorizzando l’importanza di ciò che nel termine structural design si è andato definendo come uno specifico campo di ricerca teorico-pratica.
Gediminas Urbonas, co-fondatore, con Nomeda Urbonas dell’omonimo studio, ha prospettato un futuro che non può combaciare con un semplice ritorno alla Natura, considerato un ambiente che muta continuamente, che non restituisce nulla di fisso a cui poter tornare. Ha anticipato così la presenza dello Swamp Pavillon alla Biennale di Venezia, in corso fino alla fine di settembre 2018, un network attivo per ripensare l’ecologia in tempi dove umano e non-umano, organico e non organico convergono, dove realtà e identità devo essere completamente ripensate alla luce di nuove materialità emergenti. La sfida è quella di riconoscere e incontrare la nostra natura ibrida intrinseca che trascende l’organismo umano. In questa dimensione ibrida in cui il Simposio ha inteso muoversi, Judith Van der Elst ha esplorato il potenziale dei sensi, ciò che produce la nostra conoscenza, in termini di conoscenza intersoggettiva e in risposta e in sintonia con l’ambiente circostante.
A seguire, attraverso talk e presentazioni posters, si sono alternati i racconti di esperienze diverse al crocevia tra arte e scienza, tutti frutto di collaborazioni multiple. La giovane Miranda Smitheram ha condiviso il suo studio di materialità del tessuto motion captured, sulla concretizzazione di materialità nel mondo liminale. Anne Marie Maes ha presentato il suo Intelligent Behive, progetto vicino alla bio arte, ricerca per la realizzazione di una pelle – involucro sintetico che funzioni da rifugio per le api e da interfaccia con il mondo atmosferico. Realizzata in principio con la stampa 3D di citina questa ‘pelle intelligente’ è concepita per essere in grado di misurare i parametri relativi alla temperatura diventando un vero e proprio ‘sensore’ ambientale, collaborazione tra uomo-animale e macchina che nasce ancora prima nella struttura della pelle da un processo simbiotico delle nano-fibre in cellulosa.
Stephanie Rothenberg, da sempre interessata a rendere visibili i network fisici e immaginari che generano l’utopia tecnologica, ha raccontato del suo progetto Trading Systems: Bio-Economic Fairy Tales in the Anthropocene nato in un ambito di una ricerca vicino a quello di Gediminas Urbonas, la sua rivolta ad indagare le traiettorie sovrapposte tra economia e scienza, con particolare attenzione per la biologia.
Inno alla collaborazione e alla sperimentazione, oltre alle visite nei laboratori del campus, l’ultimo giorno del Simposio è stato dedicato alle celebrazioni del 50° anniversario di Leonardo, rivista pionieristica fondata nel 1968 da un gruppo di artisti e scienziati per creare una piattaforma interdisciplinare, particolarmente attenta a costruire un dialogo e uno scambio tra arte e scienza. Roger Malina, Executive Editor di Leonardo e Nina Czegledy, parte della commissione scientifica della comunità, hanno rappresentato la rivista e il più ampio progetto collaborativo, ripercorrendone la lunga storia riflessa anche nei loro rispettivi lavori di ricerca.
Eventi performativi hanno accompagnato l’apertura e la chiusura dei lavori, rispettivamente la performance di Camilla Dahl nella magica cornice dell’Anfiteatro di Aalto nel Parco del Campus, e quella di Roberto Pugliese, aka ALIASING, interessato all’intreccio tra suono, visione e memoria e particolarmente proteso verso forme di collaborazione progettuale.
In due giorni è stato possibile raccogliere importante materiale di riflessione per ragionare sulla vita nell’era post-antropocenica e in una direzione possibilmente post-antropocentrica, fino a quando il ‘post’ non si sarà diluito nel termine che definirà i contorni della realtà prossima, quella che stiamo vivendo ora nella sua fase primordiale.
Between May and June 2018, the prestigious Aalto University hosted the “Hybrid Labs Symposium 2018”. For several years, design, digital media, audio-visual representation methods, architecture, emerging technologies and urban planning have been an integral part of Aalto University’s agenda, incorporating experimental research. These fields contribute to an interdisciplinary debate starting from the hybrid, which is understood as an actual state in which everything can be recognised: languages, academic disciplines, professions and life itself. The hybrid also takes its shape from mixing and merging the organic and inorganic. At the beginning of the twenty-first century, hybridity is a fertile terrain for moist nature to take root – moist being a term Roy Ascott identified as representing the new reality for unsuspecting times.
Beginning with the liminal areas constituted by the dialogue between art and science, attention focused on various modes of collaboration. This particular perspective provided the basis for the exhibition “Oslofjord Ecologies Extended”, curated by Kristin Bergaust and presented in the main foyer of the Pavilion where the symposium was held. This event also concluded a three-year collaborative project between Aalto University, the Creative Europe project Renewable Futures and the Nordplus Collaboration Hybrid Labs. The exhibition was the outcome of a collective engagement aimed at creating a locally situated work (the Oslo Fjords), in a place rich in both historical and geological memory, and thereby continuing a global conversation that considers ecology from a psychological, social and environmental perspective.
Internationally recognised professionals from a range of different disciplines engaged with the public, each providing a unique perspective on the issue concerned. These included: the Professor in Design of Structures, Toni Konitk; the artist, activist and Professor, Gediminas Urbonas; the physicist and astronomer, Roger Malina; the curator of Kiasma Museum, Saara Hackin; the anthropologist Judith Van Der Elst; and the artist, curator and educator in Art, Science and Technology, Nina Czegledy.
This series of conversations was launched by theorist Toni Konitk, starting with the existing structural and systemic relations between elements, placing importance on the features that have come to define the concept of structural design as a specific site of theoretical and practical research.
Gediminas Urbonas, co-founder with Nomeda Urbonas of a project of the same name, envisaged a future that cannot coincide with a simple return to Nature, considered as an environment that is continuously changing, and therefore does not provide anything fixed which we can go back to. Urbonas showed Swamp Pavillon, before its presence at the Venice Biennale, which runs until the end of September 2018 – an active network to rethink ecology at a time when human and non-human, organic and inorganic converge, when reality and identity have to be completely redefined in light of new and emerging materialities. The challenge is thus to recognise and take on board our inherent hybrid nature, transcending the human organism. The Symposium was meant to operate within this hybrid dimension. Judith Van der Elst, therefore, explored the potential of the senses, which produce our knowledge – i.e. intersubjective knowledge – in response to and in tune with the surrounding environment.
Through talks and poster presentations, stories of different experiences at the crossroads of art and science followed one after the other – all products of multiple collaborations. Miranda Smitheram shared her study on the materiality of motion captured textures, a materialisation in the liminal world. Anne Marie Maes presented Intelligent Beehive, a project similar to bio art, intended to create a synthetic skin-case functioning as a bee refuge and an interface with the atmospheric world. Initially made with 3D chitin printing – ‘intelligent skin’ developed with the ability to measure temperature, thus becoming a true environmental ‘sensor’ – this is a collaboration between man-animals and machines emerging in the skin structure through a symbiotic process of cellulose nino-fibres.
Stephanie Rothenberg, interested in visualising physical and imaginary networks that generate technological utopias, spoke of her project Trading Systems: Bio-Economic Fairy Tales in the Anthropocene, which emerged, for certain aspects, to be very close to Gediminas Urbonas’s researche’s perspectives. The project aimed at investigating the superimposed trajectories of economics and science, with particular attention to biology.
A hymn to collaboration and experimentation, as well as visiting the campus labs, the last day of the Symposium was dedicated to celebrating the 50th anniversary of Leonardo. This pioneering journal was established in 1968 by a group of artists and scientists to create an interdisciplinary platform with the specific aim of promoting a dialogue and exchange between art and science. Roger Malina, the Executive Editor of Leonardo, and Nina Czegledy, who took part in the community’s scientific commission, represented the journal and the broader collaborative project, retracing its long history, which was also mirrored in their respective research.
Two performance events took place at the opening and closing of the Symposium: the performance by Camilla Dahl in the magic frame of the Aalto Amphitheatre in the Campus Park, and Roberto Pugliese, aka ALIASING, who is interested in the way sound, vision and memory interweave, focusing on collaborative projects.
Over the course of two days significant areas of reflection emerged concerning life in the post-anthropocene age, until the ‘post’ is diluted in the term that comes to define the outline of the next reality – one which we are currently experiencing in its primordial phase.
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